La volpe del
vecchio Tony
Il vecchio Tony era un truffatore, un imbroglione. Non un
ladro di quelli che smontano le finestre e aprono le casseforti, non un
rapinatore. Si può essere un truffatore anche senza il passamontagna e la
pistola. Lui infatti era uno di quelli, come ce ne sono tanti, che abitualmente
imbrogliano le persone per trarne vantaggio, ma senza infrangere la legge.
Senza rischiare di finire in galera.
Da qualche tempo il bosco e la campagna che circondano il
paese erano sovrappopolati dalle volpi, le quali, non trovando nulla da
mangiare, si spingevano fino alle case di periferia e rubavano le galline dai
pollai. Questo fenomeno cominciava a diventare un problema: i pollai erano
sotto assedio e i contadini, deliranti, non sapevano più come fare per porvi
rimedio.
Ben presto i cacciatori cominciarono a dare la caccia a
queste volpi. Chi ne catturava una girava per un giorno intero con la volpe
morta su una spalla e i paesani lo invitavano per regalargli uova, prosciutti o
farina come premio per aver catturato quell’odioso animale.
Il vecchio Tony, un giorno, non si sa bene in che modo, ebbe
la fortuna di catturare una volpe. Iniziò subito la sua processione: con le
spoglie dell’animale ancora calde sulle spalle fece il giro del paese e
guadagnar premi per la sua vittoria. Quando tornò a casa era talmente carico di
ogni ben di Dio che non dovette neppure andare a fare la spesa per il giorno
seguente. fu così che gli balenò in mente la terribile idea. Quell’idea che
forse anche altri avevano avuto, ma forse nessuno aveva ancora messo in atto.
Quell’idea che di lì a poco gli sarebbe costata la vita.
Il giorno successivo lo lasciò passare meditante, ma il
secondo giorno dall’uccisione della volpe si rimise in spalla l’animale e
ripartì nel suo giro per il paese dicendo di averne catturata un’altra. E anche
quel giorno riuscì a riempire la dispensa.
Ovviamente né io né gli altri ragazzi del paese potevamo
credere che davvero quel vecchio ubriacone fosse riuscito a catturare due
volpi, così, dopo il terzo giorno che lo vedemmo circolare con l’animale sulla
spalla decidemmo di intrufolarci nel suo garage per andare a controllare.
Quella sera la cantina era deserta: il vecchio rimaneva ad
importunare i camerieri della taverna fino a tarda notte. C’erano poche
bottiglie piene e molte bottiglie vuote, una mezza dozzina di uova, un
prosciutto e qualche pezzetto di formaggio chiuso in un baule nella speranza di
tenere fuori i topi. In un angolo c’era un grande baule che poteva contenere
tranquillamente due persone una accanto all’altra. A giudicare dall’odore che
emanava doveva essere quello il sarcofago della povera volpe morta. La trovammo
e la scambiammo con una volpe viva. Non ricordo se trovammo più difficoltà
nello scovare e catturare una volpe viva o nel rinchiudere la stessa volpe
dentro a quel baule che sapeva di morte, ma eravamo sicuri che il giorno
seguente ci saremmo divertiti.
Non potevamo assolutamente conoscere le terribili
conseguenze che quello scherzo portava con sé, quindi finimmo l’opera e andammo
a dormire.
Il giorno seguente, come da copione, il vecchio Tony andò in
cantina per prendere il suo morto trofeo di guerra e andarsene in giro per il
paese a riscuotere la ricompensa, ma invece che un trofeo morto trovò un trofeo
vivo! Trovò la nostra volpe viva!
La poveretta dopo una intera notte passata nel sarcofago
della sua sorella morta pensò bene di darsela a gambe il più velocemente
possibile, e, balzando fuori dal sarcofago, non si lasciò scappare l’occasione
di conciare il povero Tony per le feste.
Quando arrivò in paese non so dire se fosse più sconvolto
per i graffi e le ferite provocategli dall’animale o dal terribile ma
affascinante miracolo che era capitato la notte nella sua cantina. Ovviamente
si mise a raccontarlo in lungo e in largo e in men che non si dica tutto il
paese era ben informato sulla vicenda del miracolo. Ovviamente i paesani non si
curarono minimamente del fatto che per una settimana li avesse fregati tutti
con la volpe morta che era sempre la stessa, e iniziarono all’istante ad
osannarlo come il possessore del “Baule del Miracolo”. Il baule che faceva
resuscitare i morti!
Ovviamente un miracolo che si rispetti deve essere ripetuto
qualche volta ancora, quindi i paesani non persero un attimo di tempo e
portarono al vecchio prima un canarino, poi due galline e infine un cane.
Fu davvero una gran fatica trovare i gemelli esatti di
quegli animali morti ed andarli a sostituire notte per notte nel “Baule del
miracolo” senza che nessuno se ne accorgesse. Ma la fatica non era vana! Era
così divertente alimentare in quegli idioti una credenza così surreale.
Talmente impossibile che ancora oggi mentre scrivo non capisco come potessero
crederci così stupidamente alla storia del miracolo.
Ma questa magia durò poco. Molto poco.
Una mattina infatti il vecchio Tony non arrivò all’osteria.
Sapendo che, sebbene fosse molto abitudinario, certe mattine
se non aveva voglia di uscire se ne rimaneva a letto, nessuno si mise a
cercarlo fino a sera.
Con il far della sera però i dubbi cominciarono a salire
nelle menti dei frequentatori dell’osteria: anche se fosse cascato il mondo il
vecchio Tony non sarebbe mai mancato alla sera all’osteria, ad importunare le
cameriere.
Cominciarono le prime ricerche: al bosco, all’orto, in giro
nei campi, in ogni dove. Del vecchio Tony non c’era traccia alcuna. Le ricerche
si protrassero per tutta la notte e anche per il giorno seguente senza dare
alcun frutto, finche non mi assalì un dubbio terribile. All’inizio quasi una
fantasia data dall’inutile ricerca durata due giorni, poi un pensiero fisso e
infine un’ossessione. Ero terrorizzato da quello che mi stava passando per la
mente, talmente impaurito che non riuscivo a parlarne con nessuno. Non era
tanto il timore di essere giudicato matto che mi congelava, quanto il timore di
poter scoprire che quel tarlo che portavo in testa potesse essere affine alla
realtà, che i miei sospetti potessero rivelarsi fondati!!!
Non potevo più aspettare, ero terrorizzato dall’idea di aver
ucciso una persona e volevo che qualcuno andasse a verificare che i miei dubbi
non fossero effettivamente fondati, che quello che pensavo fosse solamente una
fantasticheria prodotta dall’insonnia.
Ne parlai con i miei amici, ci facemmo coraggio e, tutti
quanti bianchi di paura ci recammo al “Baule del miracolo”.
Nessuno aveva il coraggio di aprirlo, restammo lì almeno un
paio d’ore, quasi in uno stato di trans da paura. In fine io crollai e con uno
scatto sollevai il coperchio.
Il vecchio Tony giaceva lì dentro, bianco, morto. Aveva in
una mano una fiala di veleno e nell’altra una lettera. La aprimmo, leggemmo le
prime parole e svenni.
“ Amici, paesani, arrivederci!
Parto per un viaggio nell’aldilà. Da sempre ho desiderato esplorare il mondo
dei morti ma mai mi era capitata finora la possibilità di andare e tornare,
come si fa quando si va in vacanza. Mi sdraio in questo baule del miracolo, che
sarà la mia zattera per il ritorno dal regno dei morti e bevo questo veleno che
sarà invece il treno d’andata, verso il regno dei morti. Vi prego solo di non
essere troppo in pensiero per me e di non rimuovere il mio corpo da questo
baule finché non sarò tornato fra voi. Amici, paesani, arrivederci!”
* * *
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