sabato 11 aprile 2020

La volpe del vecchio Tony


La volpe del vecchio Tony

Il vecchio Tony era un truffatore, un imbroglione. Non un ladro di quelli che smontano le finestre e aprono le casseforti, non un rapinatore. Si può essere un truffatore anche senza il passamontagna e la pistola. Lui infatti era uno di quelli, come ce ne sono tanti, che abitualmente imbrogliano le persone per trarne vantaggio, ma senza infrangere la legge. Senza rischiare di finire in galera.
Da qualche tempo il bosco e la campagna che circondano il paese erano sovrappopolati dalle volpi, le quali, non trovando nulla da mangiare, si spingevano fino alle case di periferia e rubavano le galline dai pollai. Questo fenomeno cominciava a diventare un problema: i pollai erano sotto assedio e i contadini, deliranti, non sapevano più come fare per porvi rimedio.
Ben presto i cacciatori cominciarono a dare la caccia a queste volpi. Chi ne catturava una girava per un giorno intero con la volpe morta su una spalla e i paesani lo invitavano per regalargli uova, prosciutti o farina come premio per aver catturato quell’odioso animale.
Il vecchio Tony, un giorno, non si sa bene in che modo, ebbe la fortuna di catturare una volpe. Iniziò subito la sua processione: con le spoglie dell’animale ancora calde sulle spalle fece il giro del paese e guadagnar premi per la sua vittoria. Quando tornò a casa era talmente carico di ogni ben di Dio che non dovette neppure andare a fare la spesa per il giorno seguente. fu così che gli balenò in mente la terribile idea. Quell’idea che forse anche altri avevano avuto, ma forse nessuno aveva ancora messo in atto. Quell’idea che di lì a poco gli sarebbe costata la vita.
Il giorno successivo lo lasciò passare meditante, ma il secondo giorno dall’uccisione della volpe si rimise in spalla l’animale e ripartì nel suo giro per il paese dicendo di averne catturata un’altra. E anche quel giorno riuscì a riempire la dispensa.
Ovviamente né io né gli altri ragazzi del paese potevamo credere che davvero quel vecchio ubriacone fosse riuscito a catturare due volpi, così, dopo il terzo giorno che lo vedemmo circolare con l’animale sulla spalla decidemmo di intrufolarci nel suo garage per andare a controllare.
Quella sera la cantina era deserta: il vecchio rimaneva ad importunare i camerieri della taverna fino a tarda notte. C’erano poche bottiglie piene e molte bottiglie vuote, una mezza dozzina di uova, un prosciutto e qualche pezzetto di formaggio chiuso in un baule nella speranza di tenere fuori i topi. In un angolo c’era un grande baule che poteva contenere tranquillamente due persone una accanto all’altra. A giudicare dall’odore che emanava doveva essere quello il sarcofago della povera volpe morta. La trovammo e la scambiammo con una volpe viva. Non ricordo se trovammo più difficoltà nello scovare e catturare una volpe viva o nel rinchiudere la stessa volpe dentro a quel baule che sapeva di morte, ma eravamo sicuri che il giorno seguente ci saremmo divertiti.
Non potevamo assolutamente conoscere le terribili conseguenze che quello scherzo portava con sé, quindi finimmo l’opera e andammo a dormire.
Il giorno seguente, come da copione, il vecchio Tony andò in cantina per prendere il suo morto trofeo di guerra e andarsene in giro per il paese a riscuotere la ricompensa, ma invece che un trofeo morto trovò un trofeo vivo! Trovò la nostra volpe viva!
La poveretta dopo una intera notte passata nel sarcofago della sua sorella morta pensò bene di darsela a gambe il più velocemente possibile, e, balzando fuori dal sarcofago, non si lasciò scappare l’occasione di conciare il povero Tony per le feste.
Quando arrivò in paese non so dire se fosse più sconvolto per i graffi e le ferite provocategli dall’animale o dal terribile ma affascinante miracolo che era capitato la notte nella sua cantina. Ovviamente si mise a raccontarlo in lungo e in largo e in men che non si dica tutto il paese era ben informato sulla vicenda del miracolo. Ovviamente i paesani non si curarono minimamente del fatto che per una settimana li avesse fregati tutti con la volpe morta che era sempre la stessa, e iniziarono all’istante ad osannarlo come il possessore del “Baule del Miracolo”. Il baule che faceva resuscitare i morti!
Ovviamente un miracolo che si rispetti deve essere ripetuto qualche volta ancora, quindi i paesani non persero un attimo di tempo e portarono al vecchio prima un canarino, poi due galline e infine un cane.
Fu davvero una gran fatica trovare i gemelli esatti di quegli animali morti ed andarli a sostituire notte per notte nel “Baule del miracolo” senza che nessuno se ne accorgesse. Ma la fatica non era vana! Era così divertente alimentare in quegli idioti una credenza così surreale. Talmente impossibile che ancora oggi mentre scrivo non capisco come potessero crederci così stupidamente alla storia del miracolo.
Ma questa magia durò poco. Molto poco.
Una mattina infatti il vecchio Tony non arrivò all’osteria.
Sapendo che, sebbene fosse molto abitudinario, certe mattine se non aveva voglia di uscire se ne rimaneva a letto, nessuno si mise a cercarlo fino a sera.
Con il far della sera però i dubbi cominciarono a salire nelle menti dei frequentatori dell’osteria: anche se fosse cascato il mondo il vecchio Tony non sarebbe mai mancato alla sera all’osteria, ad importunare le cameriere.
Cominciarono le prime ricerche: al bosco, all’orto, in giro nei campi, in ogni dove. Del vecchio Tony non c’era traccia alcuna. Le ricerche si protrassero per tutta la notte e anche per il giorno seguente senza dare alcun frutto, finche non mi assalì un dubbio terribile. All’inizio quasi una fantasia data dall’inutile ricerca durata due giorni, poi un pensiero fisso e infine un’ossessione. Ero terrorizzato da quello che mi stava passando per la mente, talmente impaurito che non riuscivo a parlarne con nessuno. Non era tanto il timore di essere giudicato matto che mi congelava, quanto il timore di poter scoprire che quel tarlo che portavo in testa potesse essere affine alla realtà, che i miei sospetti potessero rivelarsi fondati!!!
Non potevo più aspettare, ero terrorizzato dall’idea di aver ucciso una persona e volevo che qualcuno andasse a verificare che i miei dubbi non fossero effettivamente fondati, che quello che pensavo fosse solamente una fantasticheria prodotta dall’insonnia.
Ne parlai con i miei amici, ci facemmo coraggio e, tutti quanti bianchi di paura ci recammo al “Baule del miracolo”.
Nessuno aveva il coraggio di aprirlo, restammo lì almeno un paio d’ore, quasi in uno stato di trans da paura. In fine io crollai e con uno scatto sollevai il coperchio.
Il vecchio Tony giaceva lì dentro, bianco, morto. Aveva in una mano una fiala di veleno e nell’altra una lettera. La aprimmo, leggemmo le prime parole e svenni.

“ Amici, paesani, arrivederci! Parto per un viaggio nell’aldilà. Da sempre ho desiderato esplorare il mondo dei morti ma mai mi era capitata finora la possibilità di andare e tornare, come si fa quando si va in vacanza. Mi sdraio in questo baule del miracolo, che sarà la mia zattera per il ritorno dal regno dei morti e bevo questo veleno che sarà invece il treno d’andata, verso il regno dei morti. Vi prego solo di non essere troppo in pensiero per me e di non rimuovere il mio corpo da questo baule finché non sarò tornato fra voi. Amici, paesani, arrivederci!”
* * *




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